L’Ecografia del Cavo Ascellare è un esame di diagnostica per immagini, indolore e non invasivo, che permette di visualizzare le anomalie che possono interessare i linfonodi che si trovano nel cavo ascellare.
Viene considerata un esame complementare dell’Ecografia alla Mammella, l’esame di screening eseguito per la diagnosi precoce del tumore alla mammella che interessa prevalentemente le donne o per monitorarne lo sviluppo e l’andamento.
Inoltre, è indicata per il controllo di noduli o cisti percepiti alla palpazione in donne giovani, oppure in caso di malattie infiammatorie, come ascessi e mastiti o raccolte infiammatorie o post-chirurgiche.
I linfonodi del cavo ascellare possono aumentare di volume anche per flogosi (depilazione, lesioni cutanee in regione ascellare o nel braccio, idrosiadenite, dermatiti da contatto) o infezioni tanto da diventare spesso dolenti alla palpazione. E’ utile sapere che le tumefazioni dell’ascella, oltre che da linfonodi, possono essere causate da cisti, follicoliti, ascessi o lipomi.
COME SI SVOLGE L’ESAME
La paziente deve sdraiarsi sul lettino tenendo le braccia piegate sotto la testa, con la parte superiore del corpo svestita. Dopo l’applicazione del gel, il medico passa sull’intera superficie del cavo ascellare la sonda ecografica e osserva su un monitor le immagini che gli ultrasuoni rimandano. L’esame dura circa 20 minuti.
Il referto è immediato, ovvero viene consegnato al paziente subito dopo la conclusione dell’esame.
PREPARAZIONE
E’ necessario presentarsi all’esame con i referti delle ultime ecografie eseguite o di qualunque altro esame fatto in precedenza (RMN, RX, esami del sangue, ecc…), lettere di dimissione dopo ricoveri e farmaci assunti abitualmente.
E’ consigliato portare un referto del medico specialista oppure l’impegnativa del medico curante che riporti l’indicazione del cosiddetto “Quesito Clinico” (o Quesito Diagnostico), con tale termine si indica la diagnosi già accertata o sospettata, oppure il sintomo prevalente identificato dal medico curante del paziente o dallo specialista che richiede l’effettuazione dell’esame ecografico. La conoscenza del quesito clinico consente al medico ecografista di conoscere il motivo della richiesta dell’esame e dunque formulare risposte clinicamente precise rispetto al quesito posto.